Lettera ai parrocchiani

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Lettera ai parrocchiani

Lettera ai parrocchiani

Cari parrocchiani,

questa seconda settimana di Quaresima è iniziata in un modo insolito a seguito della situazione di eccezionalità (noi siamo in una zona a mobilità ridotta) che stiamo vivendo in questo periodo. Già negli scorsi giorni, come sacerdoti, è stato strano il celebrare la S.Messa senza partecipazione di popolo e soprattutto ieri, pur avendo celebrato in casa e aperto le Chiese per la preghiera personale, il pronunciare “il Signore sia con voi” ha richiesto una nuova consapevolezza. Sapevamo anche prima che l’Eucaristia celebrata è un evento per tutta l’umanità, non solo per coloro che vi partecipano ma in questi giorni ci viene chiesto questo passo in avanti nella fede e nella carità. Come ci ha ricordato il nostro Vescovo Massimo, ci atteniamo a quanto chiesto per aiutare la società a far fronte a questo stato di emergenza. Il cambiamento del nostro stile di vita, nelle varie privazioni o adattamenti richiesti, lo viviamo con questo spirito di carità nei confronti delle persone e nello stesso momento invochiamo per noi e per le nostre comunità il dono di una fede rinnovata. Le parole pronunciate all’inizio di ogni Eucaristia sono vere, il Signore è con voi, abita le nostre case e situazioni. Colui che ha posto la sua dimora in mezzo a noi nell’evento dell’Incarnazione chiede in particolar modo in questi giorni di essere ritrovato nelle nostre case, nei nostri luoghi di familiarità, di lavoro e incontro. Era forte in noi il desiderio di una condivisione di cammino di Quaresima con quanto avevamo programmato: le Sante Messe del mattino e della sera, la preghiera delle Lodi in chiesa, le varie celebrazioni e i vari momenti che come UP o Diocesi si erano messi a Calendario, non da ultimo l’occasione eccezionale inerente l’anniversario di S.Francesco da Paola che avrebbe previsto la presenza del nostro Vescovo nella Festa di questo nostro patrono. “Il Signore sia con voi” in tutte queste situazioni che, come desiderio interiore, amiamo pensare ancora come occasioni di incontro e comunione. Sarà differente il modo.

Vi suggeriamo di non abbandonare le abitudini di preghiera che vivevate e, per quanto è possibile, come ci suggerisce il Tempo di Quaresima, intensificare la vita spirituale accogliendo il senso di cammino verso la Pasqua tipico di questo periodo. Come abbiamo già detto, dovranno cambiare le modalità concrete.

Non potendo partecipare alla S.Messa quotidiana, vi invitiamo in quel medesimo orario a tenere un momento di preghiera. Potete leggere e meditare con calma la Parola di Dio del giorno, invocando prima di tutto lo Spirito Santo e concludendo la preghiera affidando a Maria le vostre intenzioni. Da parte nostra continueremo ogni giorno a celebrare la S.Messa con una particolare intenzione “pro populo”. Potete mandarci le intenzioni di preghiera che vi stanno a cuore e che offriremo nella S.Messa che celebriamo (mandatele a noi sacerdoti con il mezzo di comunicazione che preferite).

E’ un tempo prezioso per riscoprire la preghiera della Liturgia delle Ore. Se non avete a disposizione un breviario potete reperire i vari testi da internet (es. https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/).

La preghiera del S.Rosario, recitato in famiglia, la meditazione della Via Crucis e la visita in chiesa (rimarranno aperte secondo i soliti orari) sono ulteriori possibilità che potete scegliere.

La pratica del digiuno, secondo le vostre possibilità, sia occasione di preghiera e offerta (ad esempio la lettura di un testo spirituale).

Come sacerdoti rimaniamo a disposizione per confessioni, colloqui o altre esigenze.

 

La segreteria dell’Unità Pastorale in questo periodo rimarrà chiusa. Per esigenze di segreteria potete chiamare il 555392 o scrivere a segreteria@upgp2.it. Le varie informazioni utili continueremo a spedire mediante la mailing list del bollettino e saranno pubblicate sul sito www.upgp2.it.

 

Augurandoci di poter presto ritornare a dire in vostra presenza: “Il Signore sia con voi”, continuiamo a camminare in comunione.

I Sacerdoti

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L’invito alla gioia tipico di questa IV domenica di Quaresima – detta “in laetare” – ci introduce nella festa che il padre dei due figli ha desiderato in occasione del ritorno del più giovane: «…facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». La cura con cui l’evangelista descrive i sentimenti, le situazioni, i dialoghi, ci permette di entrare e riconoscere quale posto stiamo abitando in questa festa. Rivestiti delle vesti più belle nel battesimo, calzati i sandali della nostra sequela e portando l’anello della nostra dignità di figli amati, partecipiamo della stessa comunione di Dio – «Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo…». Riconosciamo che anche in noi abita la richiesta «Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta», ma l’Eucaristia ci conferma che quando siamo ancora lontani, sulla soglia della nostra conversione, come Padre misericordioso tu ci attendi e, al minimo anelito del nostro cuore, corri incontro alla nostra umanità per abbracciarla.

Don Matteo

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In questa terza domenica di Quaresima continuiamo a camminare nel nostro percorso di conversione. Arrivati a questo punto, però, cioè dopo due settimane e mezzo in cui poniamo al centro il digiuno, la penitenza e l’elemosina, può nascere nel nostro cuore un sentimento di paura o di smarrimento perché quaranta giorni sono tanti ed è difficile mantenere i propositi fatti.

Ma ecco che davanti a questo pensiero Gesù interviene per spezzarlo: “se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo!”. Questo è l’invito che oggi ripete due volte, perché vuole insistere che ciò a cui ognuno di noi è chiamato è la conversione personale. Infatti, Gesù sa che è il nostro peccato a separarci da Dio e a tenerci lontani da Lui e sa anche che solo la nostra conversione è un vero ritorno al Padre e al suo amore. Solo nel momento in cui andiamo da Lui e gli diciamo che abbiamo peccato e che abbiamo sbagliato, noi realmente torniamo nel suo amore.

Però nonostante il nostro impegno nella conversione la paura e lo smarrimento possono rimanere perché fatichiamo a vedere i frutti. Quindi continuiamo ad avere paura del Signore, perché nel momento in cui arrivasse, noi non saremmo in grado di consegnargli nulla.

Ecco quindi che si spiega la parabola che Gesù racconta al termine del vangelo di oggi: Egli è il contadino che intercede per noi, che siamo l’albero di fichi, affinché il Signore non esprima ora il suo giudizio su di noi, ma attenda ancora un tempo di grazia perché nascano nuovi frutti in noi. Dunque, davanti al nostro scoraggiamento e al nostro fallimento Gesù interviene per intercedere per noi, per dedicarsi a noi e aiutarci a compiere ancora questo tempo di conversione, affinché possiamo realmente raccogliere i frutti della sua grazia in noi.

Don Emanuele

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In questa seconda domenica l’itinerario quaresimale, che ci porta al mistero della morte e resurrezione di Gesù, ci pone probabilmente davanti a quello che è uno dei momenti di amicizia più alti che Gesù condivide con alcuni dei suoi apostoli: la trasfigurazione. E’ un momento di intimità dove il Padre stesso interviene a rende quella situazione qualcosa che nello stesso tempo è incomprensibile ed estasiante. In questo quadro siamo chiamati insieme agli apostoli a contemplare il dono cui Dio ci mette davanti che è la sua gloria. E’ una gloria che non tiene per sé, ma che condivide noi suoi figli. E’ la prospettiva della Quaresima: se domenica scorsa abbiamo iniziato col vangelo delle tentazioni che sottolinea l’aspetto di lotta di questo tempo, questa domenica si evidenzia il motivo della lotta, la meta della lotta, ovvero la gloria di Dio. Il percorso quaresimale è un cammino di lotta, di fatica, dove il diavolo metterà in atto la sua astuzia per farci arrivare alla Pasqua il meno preparati possibile, cioè col cuore il meno disponibile possibile ad amare ciò che Gesù ha vissuto. E’ per questo che è fondamentale tenere vivo e presente il motivo della nostra fatica, l’obiettivo della nostra lotta: non il fatto che dobbiamo farcela, non il fatto che così possiamo dire di aver fatto ciò che andava fatto, non l’orgoglio o l’egoismo personale, ma la gloria di Dio, la gioia che vuole condividere con noi, il suo regno. Siamo chiamati a tenere sempre lo sguardo rivolto verso la Trasfigurazione per ricordarci che il senso di ciò che viviamo in Quaresima è racchiuso in quel mistero: Dio vuole comunicarci a noi, vuole condividere con noi tutto ciò che ha di più prezioso, vuole condividere con noi tutto l’amore di cui è capace.

don Domenico

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I domenica di Quaresima

«Il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e con braccio teso…», ricorda la prima lettura di oggi, «ci condusse in questo luogo e ci diede questa terra, dove scorrono latte e miele…» (Dt 26). Il giardino dove l’uomo è stato posto fin dall’inizio rischia sempre di ritornare ad essere un deserto perché l’uomo dimentica di dover «abitare al riparo dell’Altissimo». Siamo chiamati alla conversione per poter ancora sperimentare e annunciare che Dio è «Mio rifugio e mia fortezza, mio Dio in cui confido» (Sal 90). Quello che abbiamo pregato e chiesto nel “Mercoledì delle ceneri” – «concedi, al popolo cristiano di iniziare con questo digiuno un cammino di vera conversione, per affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male» – lo viviamo oggi in comunione con Cristo. Il Suo camminare nel deserto, tentato da Satana, diventa per noi motivo di consolazione. Sulla strada che ci conduce a Dio non siamo soli. Ogni nostra invocazione, fatica, fragilità e caduta, trova in Cristo la porta d’accesso per un rinnovato perdono, per una rinnovata umanità.

Don Matteo

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Le parole del profeta Gioele, scelte dalla liturgia del Mercoledì delle ceneri come parola d’inizio del nostro cammino quaresimale, invitano al ritorno: “ritornate a me con tutto il cuore…”. Proprio nel momento in cui il tempo liturgico desidera farci vivere un cammino di conversione (in particolar modo immedesimandoci nel popolo che ha camminato nel deserto e a Gesù nei quaranta giorni di digiuno e preghiera che hanno seguito il suo battesimo) l’invito “ritornate a me con tutto il cuore…” descrive contemporaneamente il “perché” mettersi in cammino e la sua meta. Tale punto di arrivo sarà particolarmente annunciato nella seconda domenica di Quaresima quando la luce che promana dal monte della Trasfigurazione vorrà simbolicamente illuminare non solo i discepoli presenti, ma l’intero itinerario fino al monte del Calvario. Se nella trasfigurazione “il suo volto brillò come il sole”, nella passione saremo portati a contemplare un volto sfigurato: «Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia;… eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori» (Is 53,3a.4a). Sappiamo però che questa non è stata l’ultima volta in cui Gesù si è mostrato ai suoi. Il cammino di Quaresima è preludio ad un tempo ancor più prezioso, il tempo di Pasqua; tempo in cui la prima chiesa più volte ha avuto la possibilità di sperimentare quanto i Vangeli ci descrivono: “E i discepoli gioirono al vedere il Signore. (Gv 20, 20). La luce della resurrezione, come quella del Tabor, splende sul volto dei discepoli, sul volto della prima Chiesa che, seguendo e imitando i gesti di Cristo, come leggiamo nel racconto del martirio di santo Stefano: “Videro il suo volto come quello di un angelo…”(At 6,15).

            Siamo chiamati ad un ritorno perché ci siamo allontanati. Forse non ce ne siamo resi conto ma con molta probabilità il nostro cuore, con piccoli passi – compromessi – omissioni, ha lasciato che riprendesse piede quell’intima convinzione che è bene tenersi ad una certa distanza. Amare e lasciarsi, in certi momenti, è faticoso, rischioso, e per di più sembra che oggi non convenga molto. Siamo chiamati a tornare a Lui, con tutto il cuore, con quel medesimo sentimento che più volte al giorno, nella preghiera del pio israelita, permetteva di ritrovare la giusta posizione davanti a Dio e agli uomini: “Ascolta, Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo! Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze…” (Dt 6,4-5).

            L’invito alla conversione assume un tono forte nelle parole di san Paolo: “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio….vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio….Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!” (2 Cor 5). Tutta la chiesa fa suo l’invito che risuona nelle nostre comunità ed è proprio grazie a questa grande famiglia che è la Chiesa che ognuno di noi, preso per mano, può associarsi all’opera redentrice di Cristo. Le medesime parole di papa Francesco invitano a questo: «…ogni anno, mediante la Madre Chiesa, Dio “dona ai suoi fedeli di prepararsi con gioia, purificati nello spirito, alla celebrazione della Pasqua, perché […] attingano ai misteri della redenzione la pienezza della vita nuova in Cristo”, (Prefazio di Quaresima 1)» (Messaggio del santo padre Francesco per la Quaresima).

            Per tre volte risuonano due affermazioni forti nel Vangelo del Mercoledì delle ceneri: “…hanno già ricevuto la loro ricompensa; …e il padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt 6). Come nel tempo dell’Avvento, anche l’occasione della Quaresima sia un “tempo di ritiro”. Nelle tre esemplificazioni riportate dal Vangelo – “quando fai l’elemosina…, quando digiunate…, quando pregate…” – possa riscoprire la gioia di sapersi figli amati.

 

I sacerdoti

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